Il sorpasso (1962)

In tutte le commedie arriva sempre il momento serio o di riflessione. È proprio in quel frangente che si può capire l’abilità del regista di confrontarsi con toni diversi e vedere se sono in grado di alzare la qualità del film o affossarlo nella mediocrità.
Considerando il dramma e la commedia come facce della stessa medaglia, Il sorpasso di Dino Risi rientra fra le migliori commedie mai realizzate nel suo saper bilanciare le due parti.
Divertente e spietato per come gestisce e introduce delicatamente ma non superficialmente i numerosi risvolti malinconici – se non tragici – dei suoi protagonisti e degli anni in cui vivono. Un realismo che emerge già a livello di scrittura prima ancora di arrivare sullo schermo.
Un film che parla di solitudine, gioventù bruciate e responsabilità con la stessa ingenua disinvoltura di Bruno (un memorabile Vittorio Gassman) arrivando così al cuore dello spettatore. Con la differenza, rispetto al suo protagonista, di essere perfettamente consapevole di quello che sta dicendo.
Nel descrivere la vita spericolata e sempre ai limiti di velocità di Bruno, il regista introduce un altro elemento tipico della commedia: l’incontro/scontro con una personalità opposta, in questo caso il timido e preciso Roberto (Jean-Louis Trintignant). I classici opposti che si attraggono visti molto volte al cinema e raccontati in maniera mai così genuina e viscerale.
Un’opera così piena di verità da ricordarci anche nel finale che troppo spesso abbiamo bisogno di colpi alla testa per svegliarci.

Roberto (Jean-Louis Trintignant) e Bruno (Vittorio Gassman)

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